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HERTA OTTOLENGHI WEDEKING

Herta Ottolenghi Wedeking

(Berlino, 1885 – Acqui, 1953)

HERTA OTTOLENGHI WEDEKING

(Berlino, 1885 – Acqui, 1953)

Figlia dell’imprenditore e banchiere Paul Wedekind e moglie del conte genovese Arturo Ottolenghi, Herta Ottolenghi Wedekind (Berlino 1885 – Acqui 1953) fu una mecenate illuminata nonché una delle protagoniste della straordinaria stagione delle arti decorative degli anni Venti-Trenta.
Allieva dell’artista tedesco Hans Stoltenberg – Lerche, con il quale studiò a Roma tra il 1910 e il 1912. Utilizzò le “macchie di Rorschach” impiegandole nella decorazione di arazzi, tappeti, cuscini, paraventi, stoffe per l’arredo, sia tessuti sia ricamati a mano, con i quali l’artista riceverò grandi consensi alle principali esposizioni di arti decorative.
All’esordio del 1922 presso la Deutsche Gewerbeschau München, seguirono infatti le edizioni della Mostra internazionale delle arti decorative di Monza del 1923, del 1925 e del 1927, la I’Esposizione nazionale delle industrie artistiche al Kursaal di Viareggio nel 1924, l’Exposition internationale des arts décoratifs et industriels modernes di Parigi del 1925, la Triennale di Monza del 1930 e la I Mostra femminile d’arte e lavoro al Castello Sforzesco di Milano sempre del 1930. Rassegne cui si aggiungono le diverse personali come quella del 1926 alla Kunstgewerbehaus di Friedmann & Weber a Berlino.
Il notevole successo di pubblico e di critica venne sancito anche dalle recensioni entusiastiche (“artista geniale” la definì il critico Piero Scarpa), dai numerosi e importanti premi ottenuti, nonché dalle numerose vendite, tra le quali va ricordata  quella degli arazzi comprati dal comune di Milano alla Mostra internazionale delle arti decorative di Monza del 1923.
Nel corso degli anni diverse sue opere entrarono nelle collezioni più importanti del mondo:Victoria & Albert Museum, Londra; Metropolitan Museum, New York; Louvre di Parigi.
A Monza, nel 1925, ottiene la medaglia d’oro per la XXI classe, dedicata alla moda e agli accessori per l’abbigliamento.

Un capitolo a parte merita la narrazione del mecenatismo di Herta e del marito Arturo che si concretizzò intorno alla costruzione della villa di Monterosso, presso Acqui Terme. Un progetto grandioso, protrattosi per quasi mezzo secolo, a cui presero parte alcuni dei principali protagonisti dell’architettura italiana, da Federico D’Amato a Marcello Piacentini fino a Ernesto Lapadula e Giuseppe Vaccaro, che portò a termine l’impresa. La villa di Acqui, in cui trovarono posto anche gli studi degli artisti, può essere definita una vera e propria “acropoli della contemporaneità” che, grazie al mecenatismo della coppia, ospitò opere d’arte scelte e commissionate in funzione esclusiva della loro collocazione nella grande casa. Di particolare importanza è poi, all’interno del parco della villa, il mausoleo progettato da Piacentini e interamente decorato da affreschi e mosaici di Ferruccio Ferrazzi. Con Arturo Martini e Ferrazzi, artista con cui collaborerà per più di venti anni, Herta instaurerà rapporti continuativi di committenza e di cospicui scambi culturali, testimoniati dalla corrispondenza in parte inedita.
Inoltre, grazie alla disponibilità di Piacentini, nel 1934 i coniugi Ottolenghi fecero restaurare l’antico ricovero Jona Ottolenghi di Acqui, cui doneranno alcuni dei maggiori capolavori della storia dell’arte italiana del Novecento: non solo Il figliol prodigo di Arturo Martini, ma anche la Visione prismatica di Ferruccio Ferrazzi. Nel ricovero troveranno posto la gran parte delle sculture di Herta eseguite negli anni Trenta, come la Madonna col Bambino. Interrotta la produzione di tessuti, nell’ultimo ventennio della sua vita Herta si dedicherà infatti soprattutto all’amata scultura, alla poesia e al compimento dell’impresa di Monterosso, dove morirà nel 1953.